Franco Baresi in auditorium

La modesta di campione

Franco Baresi tra gli studenti dell’IIS Lagrange

Fate ciò che vi appassiona. Solo così potrà nascere qualcosa di straordinario.” È il consiglio che ha dato venerdì 11 novembre il grande campione del Milan Franco Baresi agli studenti degli Liceo Scientifico sportivo e Scienze applicate dell’IIS Lagrange di Milano, presentando il suo libro Libero di sognare (Feltrinelli 2022).

La grande libertà

Il segreto del suo successo? “La grande libertà goduta nell’infanzia, nei campi, dove giocavo con gli amici, nel tempo libero, seguendo la mia enorme passione”. Baresi ricorda con nostalgia la sua infanzia e il grande privilegio di essere cresciuto libero. Più che parlare dei momenti delle grandi acclamazioni, come la storica vittoria ai Mondiali del 1982, Baresi si è soffermato sui ricordi più intimi, quelli di un ragazzino che si divertiva, che inseguiva un sogno, che stava con gli amici.

Il legame con il paese

Nella vita ha vinto tutto quello che poteva vincere. Ma è rimasto un uomo modesto, legato alla sua terra, al suo paese. Dai suoi ricordi emerge spesso il suo paese di origine, Travagliato, il paese di poco più di 10.000 abitanti nel bresciano. Una località che deve avere avuto un humus molto fertile per il calcio, se negli anni Settanta ha dato i natali a ben tre giocatori della serie A. Oltre a Franco Baresi, sono nati e cresciuti a Travagliato il fratello Beppe Baresi e Franco Pancheri, entrambi storici giocatori dell’Inter, come ha ricordato il vicepreside dell’IIS Lagrange, il professor Vincenzo Tridico, che ha organizzato la presentazione.

I grandi maestri

Ed effettivamente Travagliato ha avuto un ruolo determinante nella formazione, non solo calcistica ma anche umana di Baresi, grazie alla figura di Don Piero Gabella. Chiamato da tutti Don Celentano, nel 1968, quando il piccolo Franco aveva solo otto anni, fondò la USO Travagliato, mettendo su una vera e propria società per i ragazzi che frequentavano l’oratorio. Proprio lì Baresi ha imparato “l’importanza del rispetto, dell’umiltà, della serietà”, che ha trasmesso oggi agli studenti dell’IIS Lagrange.

I consigli ai giovani calciatori

Il giocatore ha risposto alle domande e alle curiosità degli studenti, che hanno letto in classe la sua biografia. In particolare ricordiamo l’intervento di Lisa Fabbris (4ALSA), appassionata stopper che ha chiesto un consiglio al campione, che ha sempre giocato nello stesso ruolo. Il consiglio di Baresi è molto semplice: “per giocare in difesa è importante l’attenzione, ma bisogna saper costruire, sempre nel rispetto degli avversari”.

A chi è capitano, Baresi, che ha guidato il Milano per 15 anni, consiglia di “essere sempre un esempio, rendersi disponibile, fare gruppo e sostenere quelli che giocano meno, perché sono quelli che poi fanno allenare quotidianamente”.

E poi occorre “avere pazienza di costruire i giocatori”, perché “oggi spesso nelle squadre non c’è più pazienza, perché tutti vogliono i giocatori già pronti, non c’è la pazienza di veder crescere le nuove leve”. E poi succede che l’Italia rimanga fuori dai Mondiale per due volte di fila, “con grande delusione anche degli spettatori di tutto il mondo”.

Il calcio come metafora della vita

Per Baresi “il calcio è una metafora della vita, dove ci sono regole e ruoli da rispettare, senza fare troppe scene”. Una bella lezione per i ragazzi tifosi di oggi, abituati a giocatori che si sentono appartenenti allo star system. Il campione invece si è espresso sempre senza le parole di aggressività a cui siamo abituati nel mondo televisivo calcistico.

Imparare dagli insuccessi

Nonostante abbia vinto tutto il possibile, Baresi ha elegantemente glissato sui successi focalizzandosi invece sulle difficoltà della vita, a cui ha tenuto testa grazie alla sua “forza mentale, che ha permesso la ripresa dagli infortuni, di mantenere la concentrazione e di durare negli anni”.

Ha ricordato così “l’ansia di deludere il suo allenatore e i suoi amici che ha probabilmente compromesso il suo primo provino, a 12 anni, con l’Inter”, per poi venire selezionato poco dopo dal Milan. E ha ricordato proprio la difficoltà nel scegliere i giocatori del futuro e che l’esperienza di essere scartati non deve mai essere vissuta come definitiva, ma come una sfida.

Ha poi rammentato l’energia messa nella squadra nella stagione 1981/1982, quando una malattia del sangue lo aveva fermato e la sua assenza aveva portato la squadra in serie B. La retrocessione fu da lui vissuta “non come una umiliazione, ma come sfida per rimettere in sesto la squadra, che infatti ritornò dopo pochi anni ai vertici”.

Il poi anche ricordato l’infortunio al ginocchio nel 1994, durante i Mondiali negli Stati Uniti, e la sua capacità di tornare in campo dopo soli 25 giorni per la finale contro il Brasile.

L’incontro si è concluso con un momento di grande calore, quando gli studenti si sono fatte firmare le copie del libro. Baresi non si è sottratto, ma anzi si è immerso in questo mondo di ragazzi, i giocatori di domani, che tanto hanno da imparare dalla modestia dei veri campioni.

Ottimo il buffet finale, preparato e servito con professionalità dagli studenti dell’IPSEOA Brera.